Roma, 9 novembre 2016
In un’analisi del Politecnico di Milano sulla grande innovazione di Industria 4.0 – totale digitalizzazione e condivisione dei processi produttivi – un focus particolare è destinato a ciò che vi sta a monte: l’Internet delle Cose ed i suoi ambiti applicativi.
IoT, acronimo appunto di Internet of Things, non è una sigla buttata lì: l’ha coniata ormai nel 1999 al Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston, Kevin Ashton, ricercatore, ingegnere e manager inglese che al Mit ha co-fondato l’Auto-Id Center per la creazione e sviluppo dello standard Rfid (Radio-Frequency IDentification), un sistema di riconoscimento e scambio di informazioni wi-fi che consente l’autoaggiornamento dei dati e dei database in tempo reale.
Ashton descrive l’IoT come “il mondo fisico connesso a Internet tramite sensori”, una frase che in mezzo a tante tecnicalità ha certo il pregio della chiarezza.
Mentre il Mit ha rilasciato lo standard Rfid con licenza libera.
Ovvero: quando la ricerca avanzata e le scoperte diventano enormi opportunità alla portata di tutti (cosa che permette tra l’altro l’evoluzione continua), aziende in testa.
Nel dossier del Politecnico milanese l’utilizzo pratico dell’Internet delle Cose, a sua volta innovato in Internet 4 Things, “internet per le cose”, viene suddiviso in quattro macrosettori: Smart City, la città intelligente per innovazione nei servizi; Smart Home e Smart Building, l’uso domestico e per uffici della rete ed il transito su questa dell’intelligenza artificiale; Smart Mobility, l’utilizzo di IoT nelle auto e soprattutto, vista la possibile l’ottimizzazione dei costi, per le ferrovie; infine Smart Manifacturing, appunto Industria 4.0.
Le Ferrovie dello Stato Italiane hanno firmato un accordo con Sap, multinazionale europea basata a Walldorf (Francoforte) leader nell’uso e lo sviluppo di software dedicati in particolare all’industria e ai servizi.
Sap (a sua volta acronimo di “Systeme, Anwendungen, Produkte in der Datenverarbeitung”, leggibile in italiano come “Sistemi, Applicazioni e Prodotti nell'elaborazione dati”) ha il suo punto di forza nella piattaforma ERP, Enterprise resource planning, software aziendali modulati sulle dimensioni e le caratteristiche delle aziende stesse.
Tra i suoi clienti più noti, la Porsche ma anche lo stadio del Bayern di Monaco.
L’accordo Trenitalia-Sap acquisisce una tecnologia che permette di ricavare in tempo reale dati generati da sensori, durante il viaggio, le soste, la manutenzione.
Chi è appassionato di Formula 1 ha un’idea di che cosa si tratti: lì ogni macchina ha un software che si auto-aggiorna in gara, generando a sua volta la famosa telemetria utile ai box per studiare le varie fasi.
Tutti i dati vengono poi immagazzinati in dispositivi non molto più grandi delle normali chiavette internet ed elaborati per successivi sviluppi di motori e telai.
I Frecciarossa di Trenitalia raggiungono i 300 all’ora ma non devono competere con le frecce d’argento Mercedes, con le Red Bull e le Ferrari.
Possono però auto-migliorare le performance assicurando un miglior controllo soprattutto nelle fasi di frenata e accelerazione dei convogli, un migliore confort (e ovviamente una più efficace copertura Internet) ai passeggeri, soprattutto compiendo un passo avanti nell’affidabilità. E assieme all’affidabilità, ottenendo un abbattimento dei costi, per esempio con l’eliminazione di manutenzioni inutili per anomalie che finora non erano identificabili.
Un attento focus su questo accordo è stato sviluppato al Museo nazionale ferroviario di Pietrarsa, nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, Napoli; dopo una corsa di un’ora Roma-Napoli su un Frecciarossa, con manager, esperti e addetti ai lavori. Trenitalia e SAP executive summit: la galleria fotografica
Compreso Bill McDermott, CEO di Sap, che annuncia investimenti di 2 miliardi di euro da qui al 2020.
Dal punto di vista di Trenitalia, e quindi delle Ferrovie, è rilevante anche la riduzione di costi su ampia scala: Barbara Morgante, CEO di Trenitalia, prevede a regime una riduzione del 8-10% delle spese di manutenzione, quantificato in 100 milioni annui.
Per Richard Kelly, partner di McKinsey, la multinazionale della consulenza impegnata sui vari fronti dell’IoT, l’Italia è uno dei paesi destinati a avere maggiori benefici economici e di produttività da Industria 4.0, sia nella manifattura sia nei servizi, “proprio perché le cose da fare sono molte”.
Il Politecnico di Milano segnala come gli analisti (per esempio Accenture) prevedano che entro il 2020 funzioneranno nel mondo oltre 25 miliardi di apparati IoT.
La manovra 2017 stanzia per Industria 4.0 nei prossimi quattro anni 13 miliardi, aspettandosene circa dieci volte tanto dai privati.
Del resto già nel 2015, senza intervento pubblico, la digitalizzazione industriale italiana ha generato 1,2 miliardi di business, tra i quali IoT rappresenta 790 milioni di giro d’affari.
Ma occhio anche allo sviluppo delle applicazioni nazionali: sono state oltre 600, in aumento del 30% da un anno all’altro.